Chiunque
può constatare cosa succede il sabato sera/notte a piazza mercato. Chiunque può
osservare quanto legati possano essere due processi che in origine non lo sono. E rivelano uno stato quasi
“flogistico”, nemmeno tanto atipico -per chi se lo aspetta- per la situazione
insofferente di crisi (sociale/morale oltre che economica/politica)in cui versa
l’Italia. Di cosa si parla? Possibile che agli occhi della comunità politiche e
delle forze preposte all’uopo, stiano sfuggendo di mano questi due fenomeni/processi:
alcol e rifiuti. Che sebbene possano convivere incompatibilmente e
inconsapevolmente, creano, invece a ben vedere, una sorta di “mix” deleterio,
ai danni, prima di tutto della cultura, giovani, giovanissimi con qualsiasi
tipo di alcool tra le mani e tra le labbra(magari mischiato a succhi di frutta).
Poi alla comunità, assecondata da
autorizzazioni per locali di spazi ristretti-
alcuni addirittura tolti alla comunità, a cui crea grave nocumento l’inciviltà
dei vari “rifiuti” lasciati lì a caso, entro un aiuola, sopra un muro, tra un
albero e un altro, sopra una macchina o a fianco di un pneumatico di una
macchina parcheggiata.
Che
una certa cultura ”sottratta” si stia insinuando anche fra i giovani, allora, è
di tutta evidenza, tale che non fa “notizia”: c’è la crisi e gli esercizi
debbono lavorare. Si, però non a qualunque costo. E questo non è un costo
qualsiasi: ragazzi che si annullano nell’alcool e creano criticità all’ambiente;
oltre al danno bio-fisico, birra, composti alcolici, buste di plastica, carta,
residuo di cibo vengono riversati in tutte le direzioni, in tutti gli spazi. Di
tutto si trova nei paraggi(la mattina alle ore 7.00 circa si può vedere con i propri
occhi, quale desolante paesaggio si presenta davanti -nemmeno De Chirico l’avrebbe
potuto/voluto immaginare così. E quantunque, vi siano mezzi preposti alla
raccolta a quell’ora, dovunque intorno rimangono tracce indelebili del
passaggio dell’alcool. Si è avuto già modo di dire che il “rifiuto” è il
prodotto dell’inciviltà. Ho avuto già modo di dire quanto siamo -come comunità
politiche- negativi nelle proposizioni di “politiche culturali” nelle scuole e negli uffici
pubblici(quasi nulle e dove coesistono, quasi stancamente, “gesti del porre in”
con “non mi interessa nulla dopo “ con “basta che l’introduca lì”. Ciò, come
atteggiamento mentale si porta fuori allo stesso modo col medesimo
comportamento. Ma si capisce cosa c’è
dietro quei materiali e cosa ci potrebbe
essere davanti? Parlo riguardo ad una cultura
del “rifiuto” come “non rifiuto” ma “Materiale” vivo; che può essere “utile/servire”
ancora e illimitatamente, banalmente come il vetro, l’alluminio, la plastica, la carta
ed altro. Sarebbe allora impensabile che le amministrazioni comunali in toto,
e, qui quelle del comprensorio degli aurunci o del golfo di Gaeta, si impegnassero con forza contro l’alcool ed i rifiuti, che rifuggendo dalla logica semplicistica
della Raccolta Differenziata, insinuino il dubbio culturale che “qualcosa” si sia
saltato, non si sia capito.
Sarà banale, ma
una buccia è una buccia e non un rifiuto; se viene pensata e trattata come
materiale, come un nuovo materiale e non come rifiuto, con forza la si potrà,
recuperandola, riusare/riciclare. Trasformandola così in altro “nuovo” materiale
da utilizzare eviteremo nuove quantità di rifiuto e conseguente minor produzione
accessoria di energia per smaltirla e minori costi di filiera. Sarebbe oltremodo splendido se le
amministrazioni capissero che il problema dei rifiuti è un problema culturale e
come tale va affrontato nelle scuole, negli uffici pubblici e nei quartieri con
un informazione esaustiva; e come, collateralmente, sia cogente il problema dell’alcolismo
oggi in Italia fra giovanissimi, il binge drinking( sei o più bicchieri di
bevande alcoliche in un'unica occasione) è oramai una “moda” consolidata( 56.7%
di popolazione da 11 anni in su nel 2010-dati Istat). Magari impegnandosi in
una campagna educativa scolastica, sull’abuso e comportamenti a rischio dell’uso
di alcool di cui, al momento, purtroppo non
v’è traccia nelle istituzioni scolastiche del sud pontino. E segnalare come sia
cambiato anche il consumo di vino nei nostri territori: infatti, come si notano
nelle statistiche e nella realtà –basta avvicinarsi a questo tipo di locali, il
modello tradizionale di consumo nei pasti principali sta per essere soppiantato
e cambiato, con quote sempre maggiori della nostra popolazione, anche nel caso di
bevande alcoliche in genere, passando ad una frequenza che è divenuta più occasionale e non
più rituale. Non sarebbe il caso di meditarci su, evitando che l’alcool imprigioni
i nostri giovani e la produzione conseguente di materiale da “rifiuto” ci
consegni bollette sempre più salate ?
Meetup Comprensorio degli Aurunci
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