giovedì 3 ottobre 2013

Cosa succede alla plastica che ricicliamo

La plastica, una volta che è stata prelevata dai cassonetti, viene portata in centri dove viene divisa da vetro e ferrosi (se raccolta con il sistema del multimateriale).
Viene poi portata in centri Corepla dove un cilindro rotante seleziona il contenuto dei cassonetti, smistando sacchetti e materiale volatile da bottiglie e flaconi. Poi, raggi infrarossi dividono le plastiche in base al polimero e una selezione manuale garantisce che i componenti raccolti in ogni balla siano omogenei.
Ogni mese, con un’asta telematica, la plastica così suddivisa viene acquistata dai riciclatori e avviata alla seconda fase di lavorazione: ciascuna balla viene smontata, lavata (in modo da eliminare le impurità, etichette comprese) e ripulita di tutte le eventuali parti metalliche. Viene poi tritata, sciacquata, centrifugata, essiccata e nuovamente tritata in scaglie finissime o in granuli a seconda del polimero.
Con questo processo tutta la plastica che buttiamo nei cassonetti torna a vivere sotto altre forme: le bottiglie in Pet possono diventare tessuto, fodere per abiti o pile, mentre il polipropilene, il famoso Moplen, può trasformarsi in reti da pesca, in cavi, funi. E i flaconi dei detersivi, che sono in polietilene ad alta densità, sono riconvertiti in tubazioni per le fognature o isolanti per l’edilizia. Oppure tornano a essere flaconi. La plastica è per sua stessa natura una risorsa: se raccolta e riciclata correttamente restituisce tutto il potere del petrolio.
Purtroppo circa il 40% della mole complessiva ( quello che dagli addetti ai lavori è chiamato plasmix ) viene bruciato negli inceneritori o nei cementifici e solo una piccola parte ne viene riciclato (esiste un solo impianto in tutta l’Italia, quello di Revet di Pontedera)
di Umbria Verso Rifiuti Zero 
 
 

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